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Giorgio Bettinelli – Rhapsody in Black. In Vespa dall’Angola allo Yemen

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“Rhapsody in Black. In Vespa dall’Angola allo Yemen” di Giorgio Bettinelli

Ho terminato di leggere questo avvincente diario di viaggio, qualche giorno fa. Mi ero già imbattuta in Giorgio Bettinelli con il suo “Brum Brum. 254000 chilometri in Vespa” anni fa, quando credevo che viaggiare fosse uno strano privilegio fuori dalla mia portata. Negli ultimi mesi ho letto diversi libri ambientati in Africa o pubblicati da scrittrici africane. Sempre rimanendo su questa scia, ho deciso di lanciarmi nella lettura di questo emozionante reportage di un viaggiatore DOC, in sella a un’italianissima Vespa.
Vi lascio la mia recensione di “Rhapsody in Black. In Vespa dall’Angola allo Yemen” di Giorgio Bettinelli.

Qualche parola sull’autore
Giorgio Bettinelli è conosciuto tutt’oggi per i suoi libri e per i suoi viaggi, ma i suoi esordi furono ben diversi. Inizialmente si diede alla musica e al cabaret, militando nel gruppo musicale Pandemonium, partecipando persino al Festival di Sanremo. Bettinelli aveva però un altro grande amore: il viaggio. Dopo diversi viaggi autostop, lo scrittore si stabilì poi in Asia, continente da lui molto amato. A Sumatra, prestò dei soldi a un suo amico che, invece di ridarglielo, in cambio gli regalò una Vespa. Da qui, nacque l’idea di viaggiare a bordo del tanto caro scooter italiano DOC. Il primo viaggio fu proprio da Roma a Saigon, nel 1992. Il viaggio narrato in “Rhapsody in Black” è la parte africana del suo quarto viaggio, un’enorme odissea sponsorizzata dalla Piaggio con partenza dalla Patagonia e con la Tasmania come meta finale. Il viaggio durò ben 4 anni, dal 1997 al 2001. Purtroppo, Bettinelli morì improvvisamente nel 2008 in Cina, dove risiedeva da quattro anni.

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Bettinelli in Africa. Photocredits: italiachecambia.org

Recensione: Rhapsody in Black. In Vespa dall’Angola allo Yemen
Come da sottotitolo, il libro racconto le avventure di viaggio di Bettinelli dall’Angola allo Yemen. Il racconto si apre proprio a Luanda, in seguito alla suo arresto da parte dei ribelli congolesi e al furto della sua Vespa. Dopo aver sbrigato tutte le pratiche burocratiche e ritirato lo scooter in Namibia, lo scrittore parte all’avventura. Nel diario di viaggio, gli interessantissimi excursus storici si mescolano alla vita quotidiana, ai volti sofferenti, ai sorrisi spontanei e alla bontà d’animo di tante persone incontrate nel suo cammino, spesso senza parlare una lingua comune. Nelle strade polverose e nelle caotiche metropoli africane, Bettinelli incontrerà poeti timidi, bambini allegri e tribù ospitali, ma purtroppo vedrà anche tanta sofferenza, regolamenti di conti in strada, prostitute poco più che bambine, bambini-soldato e sperimenterà anche in prima persona i terribili sintomi della malaria.

Il capitolo più lungo e sicuramente anche il più bello è quello dedicato all’Etiopia, un grande paese ricco di storia e cultura. Qui Bettinelli ha modo non solo di scoprire un’intera nazione con le sue contraddizioni, le sue bellezza e le sue sofferenze, ma riesce anche a guardarsi dentro, a fare introspezione e a cercare di capirne di più su questo continente dalle mille sfumature.  Uno dei momenti più commoventi e significativi ha luogo proprio ad Addis Abeba, la capitale etiope, a seguito di un succulento pasto in un ristorante italiano, il primo piatto di pasta dopo quasi due anni di viaggio. La riflessione di Bettinelli è delicata e forte allo stesso tempo, sottolineando implicitamente la sensibilità dell’autore e il suo grande amore per il mondo, spesso ampiamente ricambiato.

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Bettinelli in Etiopia. Ho inserito questa foto anche se sgranata perché nel libro spiega di esserci particolarmente affezionato. Photocredits: Fondazione Bettinelli

Nelle ultime pagine del suo racconto, mentre si trova su un traghetto pronto a sbarcare Yemen, Bettinelli giungerà a una malinconica conclusione: “C’è troppa miseria, troppa ingiustizia e troppo dolore per potersene andare via con un bel ricordo; e c’è troppa bellezza per potersi ricordare solo del dolore e della miseria.”

Giorgio Bettinelli Rhapsody in Black

L’itinerario di Bettinelli: Angola, Namibia, Botswana, Sudafrica, Lesotho, Swaziland, Mozambico, Zimbabwe, Malawi, Tanzania, Kenya, Etiopia e Gibuti

Avete mai letto un diario di viaggio in Africa? Aspetto i vostri consigli!

 

18 pensieri su “Giorgio Bettinelli – Rhapsody in Black. In Vespa dall’Angola allo Yemen

  1. Paola ha detto:

    Adoro questo autore da quando avevo comprato un suo libro in un momento in cerca di ispirazione. Hai fatto benissimo a scriverne perché la sua vita avventurosa si merita davvero di essere conosciuta!

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  2. Katia | Il Miraggio Consigli di Viaggio e Arte ha detto:

    Grande Giorgio Bettinelli, io di lui ho letto solo “Brum Brum. 254000 chilometri in Vespa” ! Sul genere, io ti consiglio Sergio Ramazzotti “Vado verso il Capo”, 13.000 km attraverso l’Africa, un libro che racconta il suo viaggio dell’Africa in autostop. Mi è piaciuto molto anche perché non conosco molto il continente nero!

    Dovrò leggere anche questo libro che tu consigli! 😉

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  3. Anna Di ha detto:

    Siccome ero alla ricerca di un libro da scaricare, diverso dai mie soliti, ho pensato a te e alla tua rubrica. Sfogliandola mi sono imbattuta in questo libro e. .. non conoscevo questo autore, ma dalla tua recensione mi hai messo una gran voglia di leggerlo. Sarà che amo l’Africa e conoscendola, credo non sia stato un viaggio facile , sia per le difficoltà pratiche ma soprattutto per ciò che ti rimane nel cuore e negli occhi. Grazie Giulia

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