Antonietta Pastore – Nel Giappone delle donne

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Nel Giappone delle donne” di Antonietta Pastore

Ho inseguito questo libro per molto tempo. Inizialmente non riuscivo a trovarlo in libreria, poi ho provato a cercarlo nelle biblioteche di Roma con scarsi risultati – troppo lontana o volume perennemente in prestito – e infine ho abbandonato la ricerca. Qualche settimana fa, mi è tornato magicamente in mente e sono riuscita a ordinarlo su internet e a divorarlo in un paio di giorni. Che dire, mai investimento fu più azzeccato, ho amato ogni singola pagina.
Ecco la mia recensione di “Nel Giappone delle donne” di Antonietta Pastore.

A volte per teletrasportarsi in un altro paese con la fantasia non serve per forza un racconto di un viaggio zaino in spalla. Antonietta Pastore ha vissuto per ben 16 anni in Giappone, dal 1974 al 1990, stabilendosi a Osaka. Durante i suoi lunghi anni nel Sol Levante, l’autrice ha avuto modo di confrontarsi con una società e una cultura completamente diversa e spesso diametralmente opposta. Della sua esperienza, ne ha tratto diversi libri, tra cui “Nel Giappone delle donne”, a mio parere una vera e propria perla.

Antonietta Pastore fa un ritratto delle donne giapponesi lasciando che siano proprio loro a raccontarsi. Ogni capitolo tocca un tema importante della vita quotidiana e femminile – matrimonio, terza età, famiglia, lavoro, femminismo e persino prostituzione – e si suddivide in tanti piccoli sottocapitoli, ognuno dedicato a una storia particolare, non sempre a lieto fine e spesso velata da una certa malinconia. Conosciamo così Eriko, Yoko, Atsuko, Sachiko e moltissime altre figure femminili realmente esistite, tutte con un particolare in comune: il loro essere donne, in qualche modo, ha influenzato le loro scelte di vita.

 

Viene fuori, così, un ritratto di una donna pronta a sacrificarsi per il marito e per i figli, senza mai battere ciglio, soffocando le proprie ambizioni e spesso rinunciando a promettenti carriere. La remissività viene vista come un pregio e come un valore portante di una cultura che a tratti può sembrare anacronistica, soprattutto agli occhi europei dell’autrice. D’altro canto, però, è la donna la vera colonna portante della famiglia e della società: ogni singolo yen dello stipendio del marito le viene consegnato, è lei ad amministrare l’intero bilancio familiare. Sono le donne, inoltre, a pensare alla contraccezione comprando preservativi e ad avere la possibilità di svagarsi con hobby e uscite con le amiche, cose che il marito raramente può fare per via degli orari di lavoro massacranti e alientanti.

Conosciamo, inoltre, la pratica dell’omiai, degli incontri combinati tra uomo e donna per scopri matrimoniali, spesso organizzati dalle famiglie stesse. Alcuni vanno a buon fine, altri un po’ meno. L’autrice, inoltre, dedica un intero capitolo al mizu shōbai, che letteralmente vuol dire “commercio dell’acqua” ma meno poeticamente si riferisce alla prostituzione. Antonietta Pastore racconta un incontro casuale in aereo con una giovane prostituta filippina, che ha vissuto per tanti anni in Giappone in condizioni di semi-schiavitù senza poter tornare a casa dai suoi cari.

Del libro, oltre al tema a me caro, ho apprezzato anche lo stile dell’autrice: fluido e delicato, esattamente come un giardino giapponese in fiore. Antonietta Pastore entra quasi in punta di piedi in un mondo a lei vicino ma allo stesso tempo lontano anni luce, raccontandoci esperienze personali – sue e altrui – e spesso mettendo a nudo le proprie emozioni, sempre senza giudizi morali.

Ho amato tutti i capitoli, senza alcuna esclusione. Forse, però, quello che mi ha colpito di più è la parte dedicata a Furukawa-sensei, all’epoca un’anziana signora piena di vita che si è costruita una vera e propria carriera partendo da zero negli anni ’30, quando ancora la società giapponese non era pronta a un tale successo professionale da parte di una donna. Mi ha fatto sorridere soprattutto l’ultima frase, la trovo la perfetta conclusione di quel capitolo.

Il libro, per forza di cose, è un po’ datato, fermandosi ai primi anni 2000. Sarebbe bello scoprire come sia cambiato l’universo femminile giapponese negli ultimi 15-20 anni e se alcune tradizioni rimangono ancora oggi in piedi.

Conoscete altri libri sulla condizione femminile nel mondo? Mi piacerebbe leggerli!

 

29 pensieri su “Antonietta Pastore – Nel Giappone delle donne

  1. giuliacalli ha detto:

    Ottimo consiglio, sono molto curiosa di leggerlo, ora 🙂
    Un libro che mi ha letteralmente segnato e ha in un certo modo avuto delle conseguenze nella mia vita, è il libro sulla condizione delle donne Moso, che vivono in una regione remota della Cina: ”Benvenuti nel paese delle donne”, di Francesca Rosati Freeman.
    Te lo consiglio veramente, dà una prospettiva distinta su temi importanti come la vita di coppia e il matrimonio.

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  2. Paola ha detto:

    Anche questa volta hai trovato un libro super interessante, devo prendere ispirazione dalle tue scelte per i libri da recensire sul blog, ci azzecchi sempre 😉 Io avevo letto Giorni giapponesi di Angela Terzani Staude e aveva demolito il mito del Giappone perfetto che abbiamo noi italiani!

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  3. Gianluca ha detto:

    Vivere le differenze tra un popolo e l’altro è sicuramente un arricchimento….e anche se leggerle non è la stessa cosa…..con la tua recensione invogli a conoscere, interessarsi…complimenti.

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  4. anna ha detto:

    Complimenti per la recensione, è un libro che non conoscevo ma mi hai incuriosito molto. Spero di trovarlo da qualche parte.
    E’ bello leggere le donne nel mondo, i loro pensieri, i loro comportamenti diversi in base all’epoca e in base al paese. Questo è il bello del mondo, la diversità.

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  5. robisceri ha detto:

    Mi piace molto la tua recensione e il libro mi incuriosisce, perché mi sono sempre chiesta come diavolo viva una donna in Giappone. Ho sempre pensato alla sua remissività ma, come dici tu, si permette lussi che all’uomo sono preclusi. Io, di libri “simili”, ho letto solo “Memorie di una Geisha”. Bellissimo

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  6. ilgustoinviaggio ha detto:

    Non ho mai letto nulla del genere, di solito mi baso su letture che mi rilassino (se un thriller può considerarsi rilassante) ma mi hai veramente incuriosito, spero di trovarlo disponibile e non dover rincorrerlo come te!

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  7. claudiaegabri ha detto:

    Io adoro il Giappone e conosco Antonieta Pastore come traduttrice del mio autore preferito Haruki Murakami ma anche di molti altri scrittori giapponesi come Banana Yoshimoto. Riguardo al libro e al ruolo della donna in Giappone qualche cosa nel tempo sta cambiando ma sono molto radicati come popolo e per le donne non è così facile la vita. Ad esempio la pratica dell’omiai è ancora presente e le donne sono ancora in parte escluse dall’attivita lavorativa maschile. Sono invece le donne a tenere i conti di casa e a dare all’uomo la paghetta nonostante siano loro a portare a casa lo stipendio. Il libro è ancora molto attuale. Da leggere!

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  8. marina lo blundo ha detto:

    Molto interessante! Il Giappone è così lontano dal nostro modo di vivere e di pensare che per quanto ci sforziamo di capirlo ci sfuggirà sempre qualcosa. Mi attrae molto, ma allo stesso tempo, in particolare per la cultura del Té. E della situazione femminile non sapevo assolutamente nulla

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  9. Raf ha detto:

    Non si può dire che tu non abbia buoni gusti in fatto di letture! Davvero interessante la tua recensione, è difficile parlare di un tema del genere senza dire cose banali. Ora mi hai incuriosito e devo vedere se qui in Spagna trovo il libro!

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  10. Valeria ha detto:

    Proprio come te ho avuto molte difficoltà a procurarmi questo libro, alla fine l’ho preso usato (e purtroppo la copertina era un po’ rovinata), ma ne è valsa la pena! Tuttavia, per quanto mi sia piaciuto, ho apprezzato di più l’altro suo libro “Leggero il passo sul tatami”. Ma questa preferenza non è per i contenuti ma per lo stile, non so perché ma Nel Giappone delle donne l’ho trovato scritto in modo un po’ prolisso. Però sono contenta di averlo finalmente letto, è stato un chiodo fisso per un bel po’ XD se ti interessa il Giappone ti consiglio anche Autostop con Buddha, troppo simpatico 😀

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  11. Katja ha detto:

    E’ sempre bello conoscere storie di donne in giro per il mondo: hanno sempre cose interessanti da raccontare!

    Al momento io sto leggendo “Dove nasce il vento” di Nicola Attadio: la prima report donna che racconta l’America dell’Ottocento. Una storia che non conoscevo e che ho scoperto poco tempo fa!

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