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Kurultáj, i “World Nomad Games” d’Ungheria

Ogni anno, o meglio ogni due anni, mi riprometto di assistere ai World Nomad Games, solitamente in Kirghizistan. Purtroppo tra altri impegni e i prezzi dei voli esorbitanti ho sempre desistito, con una punta di rammarico. Grazie al mio compagno ho scoperto, però, che esistono dei “nomad games” anche in Ungheria, chiamati “Kurultáj”.

L’origine degli ungheresi

Una breve premessa doverosa sulle origini ungheresi. L’origine del popolo ungherese – e della loro peculiare lingua – non sono chiare al 100%. Secondo le fonti più attendibili, prima dell’anno 1000 la zona fu conquistata da sette tribù nomadi provenienti dalle steppe siberiane e dall’Asia Centrale. Non si sa bene da dove abbiano iniziato il loro cammino e soprattutto perché. C’è chi parla di visioni mistiche, di terre promesse o semplicemente per le consuete migrazioni di popoli.

Queste tribù, per semplificare, erano sicuramente di origine uralica, ovvero tra quella zona dell’odierna Russia tra il Volga e la catena montuosa degli Urali, ma senza dubbio anche mescolati ad altre popolazioni di origine turcica. Se si confronta i tratti somatici e genetici dei mongoli o di altre popolazioni dell’Asia centrale, si può trovare un’affinità con gli ungheresi, per quanto oggi siano un gran melting pot per via delle varie occupazioni che hanno subito durante i secoli.

kurultaj bugac ungheria
Costumi tipici

Kurultáj

La parola Kurultáj in tutte le sue variazioni vuol dire “riunione delle tribù” nelle lingue turciche. Ancora oggi in Asia centrale si usa questo termine per indicare un congresso o un’assemblea. In Ungheria, invece, il Kurultáj è più un momento di svago per rafforzare le relazioni diplomatiche tra il paese e i suoi lontani parenti.

Durante i tre giorni, la pianura magiara si ricopre di yurte, stendardi e bandiere, pronti ad accogliere a visitatori e partecipanti e a promuovere la bellezza della diversità culturale che finisce sempre per unirci.

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Rappresentazioni di battaglie passate

Nel 2018, anno in cui ho avuto modo di assistere alla rappresentazione, le nazioni e le minoranze etniche presenti erano: azeri, avari (popolazione del Daghestan), baschiri, balcari, bulgari, buriati, ciuvasci, gaugazi, cabardi, carachi, kazaki, caracalpachi, jakuti, kirghisi, nogai, mongoli, uzbeki, tatari, turchi, turcomanni, tuvani, uiguri e ungheresi.

La maggior parte degli sport e giochi rappresentati sono a cavallo. In Ungheria, infatti, l’equitazione è un’attività praticata e molto sentita, complice anche l’infinita pianura che caratterizza il paese, chiamata puszta. I fantini si esibiscono in corse, rappresentazioni in costume e persino in acrobazia. Famosi sono, infatti, i csikós, i mandriani a cavallo celebri per le loro acrobazie.

L’Ungheria, inoltre, è uno de pochi paesi ad aver mantenuto viva la tradizione del kokpar o buzkashi. Si tratta di uno sport piuttosto macabro. Le squadre a cavallo devono impradronirsi di una carcassa di capra lasciata sul campo e lanciarla oltre un certo limite. Tanto per renderlo ancora più macabra, in questo sport vigono pochissime regole: ci si può spingere, azzuffare e persino frustare a vicenda. Una cosa tranquilla e rilassante, insomma.

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Csikos a cavallo

Gli apassionati di storia e archeologia troveranno pane per i loro denti. Oltre a rappresentazioni a cavallo di varie battaglie – io ho visto la messa in scena della battaglia di Bratislava o di Presburgo (l’antico nome della capitale slovacca) del 907, vinta dagli ungheresi contro un’armata bavarese appartenente al Regno dei Franchi Orientali – ci sono anche diverse mostre antropologiche, con tanto di scheletri, reperti archeologici e spiegazioni genetiche, purtroppo tutte in ungherese.

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L’interno di una tenda

Fortunatamente il Kurultáj non è solo cavalli e battaglie. Tra le varie tende, si esibiscono tantissimi artisti, musicisti e ballerini – la mia parte preferita forse perché anch’io ho fatto parte di quella categoria per molti anni.

C’è chi suona strumenti caratteristici come la dombra (liuto d’origine mongola) o il choor (un flauto comune tra i pastori dell’Asia Centrale) e chi si lancia in danze scatenate tipiche del proprio retaggio culturale. Mi sono innamorata dei ballerini uiguri, un’etnia turcofona e di religione islamica che vive nella part nord-ovest della Cina, erano davvero formidabili. La musica ricorda molto quella della danza del ventre, sebbene i passi e gli abiti siano diverse. Le ballerine hanno quattro trecce lunghissime, quasi ai polpacci. Non so se siano effettivamente i loro veri capelli, ma l’effetto è davvero sorprendente.

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Musiciste kirghise

Il Kurultáj è anche il luogo perfetto per chi ama l’artigianato, ci sono tantissimi stand e bancarelle che lavorano pelle, pellicce e cuoio, mentre altri vendono archi intagliati, frecce decorate, coltelli e fruste. Si possono anche provare i frustini, facendoli roteare con tanto di boato finale. Sinceramente mi aspettato ci fosse più scelta per i gioielli fatti a mano, non ho trovato molto. Peccato!

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I csikos e le loro fruste. Non preoccupatevi, non frustavano il cavallo!

E ora, un po’ di considerazioni personali. Conosco bene la politica e la sfera sociale ungherese, quindi sapevo in un evento del genere avrei trovato nazionalisti ed estremisti di destra. Mi ero mentalmente preparata. Le mie aspettative non sono state “deluse”, ho visto qualche t-shirt dal dubbio gusto e ho sentito affermazioni bizzarre come “perché quel cantante turco che si sta esibendo parla inglese invece che in ungherese?”. Anche durante le rappresentazioni di battaglie non sono mancati riferimenti al passato in una chiava piuttosto sovranista. Il governo ungherese sta facendo una vera e propria politica del terrore da anni verso i migranti, soprattutto contro le popolazioni di religione musulmana. Beh, la maggior parte dei paesi presenti al Kurultáj sono a maggioranza islamica. Questo mi ha fatto sorridere beffardamente più di una volta.

Come assistere al Kurultáj

L’evento si tiene ogni due anni a Bugac, nel bel mezzo della pianura ungherese. L’ingresso è gratuito.

Per chi arriva con i mezzi pubblici, consiglio di arrivare a Kecskemét e da là prendere un autobus della compagnia Volanbusz fino a Bugac. La fermata più vicina è Bugac Daráló.

Vicino a Bugac ci sono due città che consiglio di visitare a chi è appassionato di art nouveau: la già citata Kecskemét e Szeged.

4 pensieri su “Kurultáj, i “World Nomad Games” d’Ungheria

  1. Anna ha detto:

    Che evento particolare, a dire il vero non so se mi piacerebbe vederlo, anche se mi hai incuriosita molto. È stato molto interessante leggere la storia di questo evento e anche i risvolti in termini politico sociale. Di eventi simili non ne conosco, unico evento storico è quello della mia , ma è una partita a scacchi viventi, molto più pacata!

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  2. Stefania Ciocconi ha detto:

    Conoscevo solo gli World Nomad Games in Kyrghystan ai quali pure io avrei voluto partecipare quest’anno ma non poi non se n’è fatto nulla. Adesso che so che vengono fatti anche in Ungheria me ne ricorderò per il 2020. Sicuramente è un festival che piacerebbe anche al mio fidanzato che non è mai stato nel tuo Paese d’adozione, io ritornerei molto volentieri così avrei l’occasione per visitare altre cittadine oltre la bella Budapest che mi era piaciuta tantissimo.

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