Una visita alla scoperta dei segreti del Castello di Gradara, dalla vicenda di Paolo e Francesca alla leggenda dietro all’avvelenatrice Lucrezia Borgia.
In questo post, oltre alla storia della Rocca di Gradara, ci concentreremo sulla vita privata degli abitanti di questo splendido castello, scoprendo le loro vite, i loro amori e gli intrighi politici. Se ti piacciono questo tipo di post, ti consiglio anche uno simile sul Castello di Bracciano.
Storia del castello di Gradara
Il castello di Gradara sorge su una collina a 142 metri s.l.m. e ha una visuale completa e strategica del panorama circostante. Nei giorni più limpidi si vedono chiaramente sia Rimini sia San Marino.

La prima fortificazione venne eretta intorno al 1150 da una nobile famiglia che, però, cadde presto in disgrazia. Il papato rivendicò prontamente il possedimento e affidò l’area ai guelfi Malatesta, all’epoca i grandi signori di Rimini con possedimenti fino a Cesena e Pesaro.
I Malatesta fortificarono il mastio e costruirono la cinta muraria. Grazie a questo nuovo assetto, la rocca diventò una vera e propria struttura difensiva. Non a caso, non è mai stata conquistata con la forza. L’unico tentativo fu fatto nel 1446, quando Francesco Sforza provò prima a prendersela con 20mila fiorini d’oro e poi, al rifiuto del signore di Gradara Sigismondo Pandolfo Malatesta, con le cattive. Assediò la fortezza per 40 giorni e 40 notti, ma poi dovette battersi in ritirata.
Come hanno fatto gli abitanti del castello a resistere così tanto chiusi nelle mura? Semplice, nel sottosuolo ricco di tufo, ci sono diverse grotte collegate con altri punti a valle, dove poter uscire indisturbati. Ironia della sorte, vent’anni dopo l’assedio, Sigismondo Pandolfo Malatesta venne scomunicato dal papa. Di conseguenza, perse Gradara che andò proprio agli Sforza.
Nel corso dei secoli, il Castello di Gradara passò di mano in mano, dagli Sforza ai Della Rovere, dai Borgia ai Medici, fino a diventare proprietà dello Stato. Nel mentre, però, in questo luogo si sono susseguiti intrighi e conflitti, amori passionali e omicidi sanguinosi. Altro che Il Trono di Spade!

Sigismondo e Isotta
Sigismondo era sì un condottiero audace, ma anche un uomo colto e raffinato, che amava circondarsi di artisti e letterati. Oltre al mondo dell’arte, Sigismondo aveva anche un altro grande amore: Isotta degli Atti. I due ebbero una relazione clandestina per molti anni, si narra addirittura anche un figlio illegittimo purtroppo nato morto. Nel 1465, finalmente, si sposarono senza nessun particolare fine politico: solo l’amore di una coppia innamorata segretamente da quasi dieci anni.
Il loro amore rimane ancora oggi inciso nelle mura della rocca di Gradara. In alcune stanze, infatti, si vedono affrescate o scolpite una S e una I, le iniziali di Sigismondo e Isotta, per sempre insieme attraverso i secoli.

Lucrezia Borgia
Passiamo a una degli ospiti più famosi del castello di Gradara. Lucrezia Borgia, la figlia del papa Alessandro VI Borgia conosciuto per la sua vita dissoluta, arrivò a Gradara nel 1494 appena quattordicenne, come seconda moglie di Giovanni Sforza, l’allora signore del castello.
Nell’immaginario collettivo, Lucrezia è stata vista spesso come una donna crudele e macchiavellica, una sorta di Messalina in salsa rinascimentale. Victor Hugo, poi, ha dato manforte additandola in una tragedia scritta di suo pugno come avvelenatrice. In realtà, all’epoca era poco più una ragazzina, tant’è che il matrimonio venne consumato dopo mesi e mesi poiché la sposa troppo giovane. Queste cose oggi ci fanno ribrezzo, come è normale che sia, ma purtroppo nel XVI secolo matrimonio tra adulti e giovani adolescenti erano frequenti.
Non sappiamo bene i sentimenti di Lucrezia, ma Giovanni, almeno inizialmente, era innamorato. Leregalò un dono speciale: restaurò e fece affrescare una stanza del castello. Tra i vari dipinti, si vede anche il Giudizio di Paride, l’uomo che getta la mela d’oro ad Afrodite, la più bella. Così come Giovanni ha regalato la stanza più bella del castello a Lucrezia.
Il matrimonio tra i due, però, non finì proprio idillicamente. Giovanni si scontrò spesso con Papa Borgia, che decise di porre fine a quelle nozze prevalentemente politiche. Il signore Sforza dovette firmare un documento che attestava la sua impotenza, sebbene non fosse vero, per evitare di essere ucciso dai potenti sicari di Alessandro VI. La vendetta dell’ex marito fu subdola: dichiarò in pubblica piazza che Lucrezia Borgia aveva avuto una relazione incestuosa con sua padre, macchiando per sempre la sua reputazione.
La leggenda di Paolo e Francesca
Veniamo ora alla parte succulenta del post, quella per cui gran parte delle persone visita il Castello di Gradara: la vicenda di Paolo e Francesca. Conosciamo la storia infelice dei due amanti attraverso il V canto della Divina Commedia. Dante, infatti, incontra la coppia nel girone dei lussuriosi. Lì, ci viene narrato questo episodio triste, che oggi sembra così vigliacco e meschino.
Francesca da Rimini era la giovane sposa di Giovanni Malatesta detto Gianciotto (o anche Gianne lo Sciancato), un uomo molto più grande di lei, zoppo, cieco da un occhio e rozzo nei modi. Gradara, grazie al suo clima mite, veniva spesso rilegato al castello delle mogli, dove le signore soggiornavano per lunghi periodi. Per questo, la giovane passava la maggior parte del tempo proprio in questa dimora. Francesca, però, aveva un segreto da celare. era innamorata di suo cognato Paolo Malatesta, detto non a caso Paolo il Bello.
La passione era ricambiata e tra i due cognati nacque un amore clandestino. Un pomeriggio, i due innamorati erano intenti a leggere un romanzo sulle avventure di Re Artù. Quando, tra le pagine del tomo, Lancillotto diede un bacio la regina Ginevra, Paolo si fece coraggio e si avvinghiò su Francesca e la basciò tutto tremante.
Galeotto fu il libro e chi lo scrisse…

Purtroppo, però, la tragedia era dietro l’angolo. Gianciotto li sorprese e li uccise a sangue freddo, colpendo prima il fratello e poi trafiggendo la moglie che si era messa tra i due per proteggere l’amato.
Il primo a raccontarci questa vicenda a metà tra leggenda e la realtà è proprio Dante. Nonostante il sommo poeta li piazzi all’inferno, nei versi traspare una sorta di compassione e pietà per Francesca, al punto tale da svenire per l’emozione alla fine del canto. La giovane riminese per molti secoli è stata vista come una figura storica negativa, una peccatrice. Nel Risorgimento, e poi successivamente con il dramma teatrale di D’Annunzio, Francesca ha visto una sorta di redenzione del suo personaggio, simboleggiando una donna spinta dalla passione che si ribella alla tirannia della sua condizione e alla crudeltà del marito. Una vera eroina romantica.
Ma quindi Paolo e Francesca sono esistiti davvero? Sì, le due figure sono reali, ma non si sa bene né come siano morti né tantomeno quando. Anche perché i loro corpi non sono mai stati ritrovati. Perfino sulla storia d’amore c’è qualche dubbio. Alcuni storici affermano che probabilmente Francesca sia stata uccisa per motivi politici, Gianciotto doveva sbarazzarsi della moglie per sposarne un’altra suggellando un’allenza. La verità, purtroppo, non la sapremo mai.
La castellana di Gradara
Alla fine dell 1800, il Castello di Gradara era un rudere, completamente abbandonato. Nel 1920, l’ingegnere Umberto Zanvettori acquistò il castello dai precedenti proprietari per ben tre milioni di lire e lo restaurò dando una nuova vita a questo splendido luogo.

Purtroppo, però, Umberto si ammalò e morì a circa sessanta anni. Prima di morire, però, decidono di donare la rocca allo Stato con un compromesso: la moglie Alberta Porta Natale potrà usufruire della Rocca a vita. La vedova, all’epoca poco più che trentenne, era una donna intraprendente e iniziò a promuovere il turismo, aprendo alcune stanze al pubblico. Il resto del castello era privato, utilizzato da Alberta come abitazione personale.
Fino al 1983, a Gradara si poteva ancora scambiare quattro chiacchiere con la castellana della Rocca.
La Stanza Rossa e la Stanza dei Putti
Queste due stanze collegate tra loro erano le camere private di Alberta Porta Natale. Oggi sono le più famose del castello sia per la loro bellezza sia per qualche storia da brivido.
Partiamo dalla Stanza Rossa, battezzata così per le pareti color porpora e per l’elegante letto a baldacchino con le tende cremisi. Molte guide turistiche del castello, in particolare chi ha fatto le visite notturne, affermano che questa stanza sia maledetta, sembra che uno spettro si aggiri da queste parti. I cacciatori di fantasmi sono venuti a esaminare l’area e hanno rilevato delle attività paranormali, un po’ come nel celebre Castello di Azzurrina. Presenza di spiriti o solo suggestione collettiva?

La Stanza dei Putti, invece, è a mio parere la più affascinante della rocca. Prende il nome dagli affreschi rappresentanti, appunto, dei putti impegnati in diverse attività. C’è una parte che mi ha colpito molto, con questi bambini paffuti assorti in una violenta caccia a quello che sembra un istrice. Gli affreschi sono stati commissionati da Giovanni Sforza per la nascita del figlio. Questo, in particolare, simboleggiava il male che si aggira intorno a noi, un monito per ricordare al pargolo e futuro signore di Gradara di quali creature fidarsi e di quali diffidare.

Informazioni pratiche per visitare il Castello di Gradara
L’ingresso al Castello di Gradara viene 8€. La rocca è aperta dal martedì alla domenica, fino alle 13.
Consiglio di parcheggiare al di fuori delle mura del borgo. Ci sono diversi luoghi per lasciare la macchina (o la moto!), tutti a pagamento però.
Se si sceglie di fare una visita guidata, consiglio di affidarsi a ItalyToLive. Abbiamo avuto il piacere di assistere a un tour chiamato “Le donne, i cavalieri, l’arme e gli amori…“, che narra, oltre ai fatti storici, anche i segreti e i pettegolezzi di corte.
Post scritto con la collaborazione di ItalyToLive, che ringrazio per aver creduto in questo progetto e averci ospitato per una splendida giornata alla scoperta di Gradara.