Alla scopera del famoso vino Montepulciano d’Abruzzo grazie alla cantina San Lorenzo Vini, la più grande del teramano.
In tutti i miei viaggi, cerco sempre di includere un’esperienza enologica. Dai vini della Giordania al Cabernet Sauvignon del Cile, ogni singolo chicco d’uva ha tanto da raccontare sul luogo che si sta visitando e sulle tradizioni del posto, spesso tramandate di generazione in generazione. Date queste premesse, in Abruzzo non potevo lasciarmi scappare un pomeriggio alla scoperta del celebre e (giustamente) celebrato Montepulciano d’Abruzzo.

Storia del Montepulciano d’Abruzzo
Intanto, una piccola parentesi storica per capire quanto sia antico il vino abruzzese. Sembra che sia giunto in Italia grazie ai romani diversi secoli prima di Cristo e che uno dei più antichi e famosi estimatori fu Annibale in persona. Sebbene si trovi nel territorio da praticamente due millenni, solo nel XVII secolo si è iniziato a chiamarlo Montepulciano.
Parliamo ora del nome. Il Montepulciano d’Abruzzo, infatti, non si deve confondere con il Vino Nobile di Montepulciano. La disputa tra viticoltori abruzzesi e toscani va avanti da almeno duecento anni, sebbene i due prodotti non c’entrino molto l’uno con l’altro. Il primo prende il nome dal vitigno Montepulciano, molto probabilmente di origine greco-balcanica, mentre il secondo dal nome di un borgo toscano e viene ricavato dal Sangiovese. Inoltre, il Montepulciano d’Abruzzo è un vino DOC, d’origine controllata, perciò può essere prodotto solo nelle province di Chieti, L’Aquila, Pescara e Teramo.
Storia della cantina San Lorenzo Vini
La storia della cantina San Lorenzo Vini è affascinante quanto i loro prodotti. Per molti versi, rappresenta anche l’Abruzzo stesso e i suoi emigranti sparsi per l’Italia e per il mondo. È una storia semplice, genuina e con un pizzico di malinconia per la propria terra.

Facciamo un salto indietro nel tempo, fino ad atterrare al 1890. Giuseppe D’Amico, il figlio di un fattore di Torrevecchia Teatina in provincia di Chieti, in quell’anno lì decise di tornare in Abruzzo dopo tanti decenni passati negli Stati Uniti ed essersi spaccato la schiena in una miniera della Pennsylvania.
Giuseppe, però, aveva un conto in sospeso. Suo padre, prima di morire, gli aveva fatto promettere che una volta tornato in Italia, sarebbe andato a visitare una famiglia di contadini tra le colline di Teramo. La notte di San Lorenzo, tra una stella cadente e l’altra, l’emigrante venuto dall’America – l’americano, come lo chiamavano all’epoca – andò a conoscere questa famiglia di cui non sapeva nulla, forse neanche i loro nomi. Loro, prontamente, lo accolsero come un figlio al grido fstante di “Benvenuto nella tua terra”. Perché quella era davvero la sua terra, due ettari tutti suoi comprati dal padre come buon auspicio.
Giuseppe, a quel punto, spese tutti i suoi averi per comprare ben 80 ettari di terreno dal Duca Caracciolo, che all’epoca possedeva ben un quarto dell’Abruzzo. Come ci sia riuscito, è ancora oggi un mistero. All’epoca i duchi non erano certamente famosi per la loro magnanimità. Oggi, a distanza di 130 anni, gli ettari vitati sono il doppio, ben 160 – e tutti in un unico lotto.

Alla scoperta del Montepulciano di San Lorenzo Vini
Il terreno dove si trovano i vigneti è più che eccellente. Situati a 250-350 metri s.l.m. ed equistanti sia dal mare sia dal Gran Sasso, qui l’escursione termica tra il giorno e la notte varia dai 13° ai 14° gradi, regalando alle bucce quell’ispessimento che rende il vino ancora più aromatico. Il terreno è calcareo argilloso, simile a quello della regione di Bordeaux. Inoltre, in queste colline il vento soffia tutto l’anno, sconfiggendo così uno dei nemici giurati delle viti: l’umidità. Qua le vigne sono asciutte, non servono trattamenti. Solo rame e zolfo, proprio come una volta.

Nel caso della cantina San Lorenzo Vini, la più grande del teramano, il Montepulciano d’Abruzzo rappresenta il 60% della produzione. Non è un numero inusuale, visto che è da sempre uno dei vini più venduti sul mercato italiano.
Le botti, inoltre, sono conservate in un castello del 1500 a Castilenti, nel teramano. Il castello apparteneva in passato alla famiglia De Sterlich. I marchesi De Sterlich, di origine austriache, erano piuttosto bizzarri. Amavano entrare nella sala da pranzo a cavallo e mangiare in piedi sul tavolo. Dopo l’abolizione del feudalesimo, l’ultimo erede rimasto tentò di rivendicarne il possedimento, ma nel 1848 alcuni contadini assediarono il castello e ne presero possesso. Una sorta di rivincinta, visti mormorii sul castelle: si dice che il palazzo sia stato costruito per mano di 300 schiavi al servizio del bizzarro Marchese De Sterlich.
Ma veniamo ora al momento più succulento di qualsiasi visita in cantina: la degustazione. Abbiamo assaggiato due varianti del Montepulciano, una pura e l’altro in un blend.

Partiamo dal 100% Montepulciano. Ci siamo lanciati alla scoperta di una delle gemme della cantina, un vino chiamato Oinos. Chi avrà studiato greco antico, troverà la parola familiare. Oinos non vuol dire altro che vino. Il loro Oinos è fiero, morbido, caldo e ha un profumo che fa vibrare ogni senso. L’abbinamento perfetto? Con le ciliegie sciroppate e la cioccolata fondente, almeno così ci ha raccontato sorridendo la nostra guida.
L’altra variante è una più particolare, quasi un azzardo (in senso buono) perfettamente riuscito: un vino rosato 50% Montepulciano e 50% Cabernet Sauvignon. I vini rosati, ricordiamolo per chi ha meno dimestichezza con questo mondo, sono prodotti sempre con uve nere, ma le bucce vengono lasciate a contatto con il mosto per un periodo limitato, a volte persino poche ore. Come abbiamo visto prima, l’escursione termica del territorio fa sì che le bucce si ispessiscano e diano degli aromi particolari al vino. Questo rosato profuma di torta, di crema, di pasticcini. Un prodotto unico e peculiare, che non si trova da altre parti.

Abbiamo assaggiato anche un altro vino, che però non ha nulla a che fare con il Montepulciano: il Pecorino. Molti sorrideranno leggendo il nome, la parola “pecorino” viene solitamente associata allo squisito formaggio di pecora. Anche questa di denominazione viene in un certo senso dagli ovini: secondo la leggenda, durante la transumanza, ossia la migrazione stagionale dei greggi, le pecore si fermavano sempre a mangiare le viti con questi frutti a bacca bianca, dolci e freschi. Sembra che il nome venga proprio da questo peccato di gola.
Come raggiungere la cantina San Lorenzo Vini
La cantina si trova tra Elice e Castilenti, a circa un’oretta scarsa da Teramo e una mezzora da Pescara. Una volta raggiunta la destinazione, non avrai dubbi se sia quella giusta o meno: i vigneti si estendono fino all’orizzonte, coprendo le colline. Inoltre, all’ingresso della cantina troverai una casa rossa, quasi color terracotta pronta ad accoglierti.

Post scritto con la collaborazione di San Lorenzo Vini. Grazie per aver creduto a questo progetto e per averci ospitato nella vostra deliziosa cantina.